Alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Il primo oro della storia: l'orgoglio del Kosovo
Ilaria Solainilunedì 8 agosto 2016
La prima volta del Kosovo alle Olimpiadi, la prima medaglia d'oro per il Kosovo ai Giochi Olimpici. E ancora la prima volta che risuonano le note di Evropa, l’inno nazionale kosovaro, in una kermesse olimpica, grazie alla prima donna kosovara capace di conquistarsi il gradino più alto del podio e rendere orgogliosa un'intera nazione. L'espressione “fare la storia”, tanto abusata, ci sta tutta per raccontare il primo oro assoluto per il Kosovo, con Majlinda Kelmendi, 25 anni, originaria di Pejë, che domenica 7 agosto ha sconfitto nella finale del judo 52 kg l'italiana Odette Giuffrida.
Come ha ricordato East Journal, l'atleta kosovara nel 2012 prese parte alle Olimpiadi di Londra 2012, gareggiando sotto la bandiera dell’Albania, dopo il rifiuto da parte del CIO di farla competere con la bandiera del Kosovo o con quella olimpica degli atleti indipendenti. Rispetto a quattro anni fa, però, qualcosa è cambiato: nel dicembre 2014 il Comitato Olimpico Nazionale del Kosovo è stato ammesso ufficialmente a far parte del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), aprendo la strada alla partecipazione della repubblica ex jugoslava ai Giochi di Rio.
All’indomani della storica decisione del CIO, da più parti letta come la legittimazione del Kosovo in quanto repubblica indipendente, il viceministro degli Esteri kosovaro Petrit Selimi dichiarò: «I kosovari stanno celebrando probabilmente il giorno più importante dalla dichiarazione di indipendenza. La presenza (a Rio de Janeiro, ndr) di una squadra olimpica è un simbolo di identità nazionale e orgoglio di pari legittimità».
Al suono di Evropa, l’inno nazionale kosovaro, Kelmendi non è riuscita a trattenere le lacrime, spiegando poi in conferenza stampa ai giornalisti di tutto il mondo che lei avrebbe «voluto gareggiare da sempre con i colori del suo Kosovo ai Giochi Olimpici». «Avevo a lungo sognato questo momento - ha aggiunto la judoka -, rifiutando anche moltissime offerte e ingaggi milionari da altri Paesi che volevano che io gareggiassi per loro. Ma tutti i milioni del mondo non sarebbero stati sufficienti a farmi sentire come mi sento io oggi». Orgogliosa del proprio Paese.